Geostoria Wiki
Advertisement

La nascita []

In seguito ad una mostra a Saronno dedicata alle antiche attività, nasce tra un gruppo di volontari del mondo dell'Industria e del Lavoro l'idea di creareun Museo che potesseperpetuare la testimonianza di tali attività. Viene quindi costituita una Associazione per portare avanti questo progetto, raccogliendo in breve un più nutrito gruppo di aderenti. La disponibilità di Ferrovie Nord Milano a concedere in uso un capannone a Saronno, sede, a fine '800, delle revisioni delle locomotive a vapore, fa nascere il Museodelle Industrie e del Lavoro del Saronnese inaugurato il 25 Ottobre 1998. L'esistenza di questa sede attira in breve tempo un continuo lascito di preziosi e storici macchinari tale da richiedere un ampliamento in più tappe fino ad arrivare nel 2005 all'attuale dimensione che consta di 800 mq al coperto e di 1400 mq all' aperto, per un totale di 2200 mq.

Finalità[]

Con la realizzazione di quanto sopra si riallaccia uno stretto rapporto tra la città di Saronno e la Ferrovia, nato il 22 Marzo 1879, quando era stata inaugurata la prima tratta ferroviaria, la Milano-Saronno, di quelle che sarebbero diventate le Ferrovie Nord Milano. Elemento questo che avrebbe dato un forte impulso all'insediamento di attività industriali in tutto il Saronnese e che, nel 1960, avrebbe contribuito all'emanazione del decreto che avrebbe elevato al rango di Città la borgata di Saronno. Da qui le finalità del Museo di ordine conservativo, didattico e di valorizzazione del patrimonio storico industriale, dando ad ogni azienda la consapevolezza anche di un importante ruolo civile, sociale, e culturale che va ben oltre al fatto strettamente economico e come tale parte integrante della storia e della vita del territorio. Nel comprensorio saronnese si sono sviluppati negli ultimi 150 anni alcuni tra i più significativi episodi della vicenda produttiva lombarda.

Le sezioni del museo[]

All'aperto:[]

L'area espositiva è interamente dedicata al tema dei trasporti ferroviari rappresentati dai veicoli storici del parco delle Ferrovie Nord, che a Saronno hanno lo snodo più importante della loro rete. Accoglie i visitatori una storica tettoia Liberty, posta in origine all'ingresso della stazione di Saronno; vicino alla stessa una carrozza del 1929, di 1 e 2 classe, con i rossi velluti antichi, è destinata all'accoglienza delle scolaresche per l'introduzione alla visita guidata. A fianco uno dei primi locomotori elettrici (1929-1940) ed un carro merci con garitta per il frenatore, unico sopravvissuto della categoria. Più distanti alcuni mezzi di servizio (carro vedetta, carri grù...) e una delle prime elettromotrici (1929) che con l'adiacente carrozza pilota formavano i primi treni bidirezionali della storia ferroviaria italiana. All'interno: In un tipico edificio industriale il Museo presenta strumenti, macchinari, prodotti, e documenti relativi ad un ampio arco di tempo che va dall'industrializzazione di fine '800 fino alle soglie del boom economico degli anni sessanta. Tutto il materiale esposto proviene dagli archivi delle Aziende del territorio, da collezioni private, da ex dipendenti.

La stanza della memoria:[]

Caratterizzata da una galleria fotografica dei più importanti imprenditori locali e da una grande libreria che accoglie i libri Aziende/Lavoro. Si trovano inoltre una collezione fotografica articolata in quattro volumi tematici, reperti legati alla comunicazione aziendale ed alla vita di fabbrica; piccoli oggetti promozionali, cataloghi, depliants, carte intestate, fatture, libretti di lavoro, tessere associative ed una serie di brevetti d'epoca con cui le Aziende locali tutelavano una produzione dall'alto valore innovativo, la cui unicità ha dato un tratto distintivo al territorio circostante.

Sala esposizione I e II[]

Caratterizzate dalla tipica architettura industriale con copertura a Shed. Sono esposti strumenti, macchinari, prodotti significativi e rappresentativi della tipicitò delle lavorazioni industriali del territorio. L'esposizione è organizzata per stands aziendali. Si incontrano nell'ordine le Ferrovie Nord, le Fonderie ed Officine di Saronno, la Giannetti, la Parma casseforti, la Tipografia Padre Monti, la De Angeli Frua Cantoni, la Paolo Lazzaroni liquori, la Molini Canti, la Lus, la Ebi Butti la Lesa, la INCIS...

Sala esposizione III[]

Raccoglie l'evoluzione storica dei prodotti radio-televisivi della Phonola poi Fimi-Philips con una nutrita presenza di antichi esemplari. All'esterno della stessa è esposta una collezione di radio, registratori, giradischi, piccoli elettrodomestici che hanno rappresentato la punta avanzata dell'applicazione tecnologica del territorio. In particolare i sofisticati strumenti di ricerca utilizzati dall'Ing. Tischer, insigne ricercatore, uno dei padri della TV a colori in Italia.

Sala esposizione IV[]

È l'ultima sala, interamente dedicata alla storia industriale della Lazzaroni Biscotti. I primi macchinari disposti in sequenza operativa con cui venivano fabbricati i biscotti, gli amaretti, i wafer. Interessantissima è l'esposizione, in storiche vetrine, delle scatole per i biscotti in latta e successivamente in cartone con sopra riportate delle rappresentazioni grafiche che fanno ormai parte della storia del disegno industriale italiano insieme con un'ampia esposizione di manifesti pubblicitari.

COLLEZIONE FERROVIE NORD MILANO-FNM[]

Nel mattino del 22 Marzo 1879, il Sindaco di Milano, conte Belinzaghi, inauguravva la tratta ferroviaria Milano-Saronno, realizzando così la nascita di quelle che sarebbero diventate le Ferrovie Nord che avevano già richiesto la concessione della linea Bovisa-Erba.Nel 1883 la nuova Società assumeva la denominazione di Società Anonima Ferrovie Nord Milano e dal 1888 iniziava una serie di acquisizioni di tratte ferroviarie gia esistenti come la Saronno-Malnate, Como-Varese-Laveno, Saronno-Fino-Grandate-Como. Nel 1890 veniva assorbita la linea Novara-Saronno-Seregno e nel 1904 la Castellanza-Lonate Ceppino poi prolungata fino a Valmorea. Nel 1922 veniva inaugurata la linea Erba-Canzo-Asso e nel 1928 la linea della Valmorea oltrepassava il confine svizzero per raggiungere Mendrisio. In quegli anni iniziava anche l'elettrificazione delle tratte più trafficate, poi terminata dopo la seconda guerra mondiale, a metà anni '50. In quel lasso di tempo mentre le Ferrovie Nord si erano ingrandite, la Borgata di Saronno si era trasformata in una importante cittadina industriale. Nel 1993 entrava a far parte delle Ferrovie Nord anche la linea Brescia-Iseo-Edolo, gestita con motrici Diesel, oggetto di importanti interventi di miglioramento ai fini della sicurezza tramite l'automazione dei passaggi a livello. Nel 1997 si inaugurava il passante ferroviario di Milano tra la stazione di Bovisa-Nord e Porta Venezia, ampliato successivamente ai servizi delle Ferrovie dello Stato che lo gestiscono insieme alle Ferrovie Nord. Nel maggio 1999 veniva attivato il collegamento con l' aereoporto di Malpensa tramite una diramazione della tratta Saronno-Novara. Nel 2007 è stata aperta al servizio viaggiatori la tratta Seveso-Camnago ed è stato attivato il servizio su quattro binari della tratta Milano Cadorna- Bovisa. Dal punto di vista societario le Nord hanno suddiviso le attività su più società, in particolare il servizio viaggiatori ( Le Nord) opera separatamente dalla gestione delle infrastrutture ( Ferrovie Nord Milano). Il servizio Merci attraverso FNM Cargo opera separatamente con servizi internazionali anche sulle linee F.S. in accordo con vettori locali. Nel 2011 il servizio viaggiatori delle Nord si è unito al servizio locale lombardo delle FS dando origine ad un' unica società TRENORD che gestisce il trasporto ferroviario locale della regione Lombardia.


Carrozza FNM rimorchiata a carrelli tipo 1513 (INV 1705, 1922-1982 ca)[]

Era una carrozza per il trasporto viaggiatori di 1° e 2° classe che già presentava una certa comodità per l'epoca di costruzione in quanto poggiava su carrelli con una discreta sospensione. Si tratta di una carrozza a cassa di legno con fiancate a pannelli in legno montati tra i montanti verticali, rivestiti esternamente da pannelli in lamierino. Ogni fiancata è composta da una superficie continua nella parte bassa, mentre nella fascia alta si aprono 7 finestrini doppi più uno semplice nella parte centrale affiancato da un altro semplice smerigliato in corrispondenza del WC. Alle due estremità si trovano le porte a battente per la salita dei viaggiatori con con sottostanti gradini in legno. Sulle due etestate si aprono le porte a battente per il passaggio alla carrozza adiacente tramite pedana in ferro ribaltabile ed i cancelletti laterali retrattili per la sicurezza dei viaggiatori. L'interno era così diviso: le porte di salita facevano immettere in un piccolo vestibolo ed attraverso una porta in legno scorrevole ci si immetteva da un lato allo scomparto di 1° classe con 24 posti a sedere in velluto rosso e dall'altro lato allo scomparto di 2° classe con 45 posti a sedere in panche di legno.Tra i due scomparti un piccolo vano centrale da cui si accedeva al WC. L'imperiale era rivestito in tela catramata. Sopra i finestrini erano applicati dei piccoli aeratori tondi in ottone.Il telaio della cassa era formato da due grossi longheroni. Sulle traverse di testata erano montati i respingenti ed il gancio con tenditore di collegamento con le altre carrozze. La cassa poggiava tramite ralla e controralla su 2 carrelli tipo BRILL a doppio stadio di sospensione. Freno Westinghouse continuo e moderabile con cilindro da 12 montato sul telaio. Illuminazione elettrica ad accumulatori caricati da un generatore rotante tipo Condor. Riscaldamento originale a vapore poi sostituito da quello autonomo a Webasto a gasolio.

Stampatrice di biglietti ferroviari elettrica (INV 0006, 1909-1937 ca)[]

Questa macchina ha la funzione di stampare, su un cartoncino tipo Edmonson già predisposto con i dati dell' Azienda, la caratterizzazione di tutti i tipi di biglietti ferroviari in uso nell'Azienda (giornaliero,settimanale, mensile, ecc) con l'indicazione della stazione di partenza e di arrivo, la classe e l'importo). La macchina è composta principalmente dalle seguenti parti: una piattaforma di base rettangolare con 4 forature passanti ai vertici per permetterne il fissaggio a terra. Quattro gambe che partendo dalla piattaforma si alzano con andamento ricurvo fino a 2/3 dell' altezza dove c'è un ripiano d'acciaio che sorregge il corpo della parte stampante. Nella parte centrale interna alle gambe su un traliccio in ferro è montato il motore elettrico, sul cui albero è calettata una ruota liscia da cui, attraverso trasmissioni a cinghia, parte il movimento che attraverso una serie di ruote ed altre cinghie raggiunge un albero su la cui parte inferiore è montata la matrice di stampa. Due colonne rettangolari in legno ed ottone, aperte sul davanti, servono, a monte, ad alimentare i biglietti vergini da stampare che, alla base, scorrono su una slitta orizzontale su cui avanzano ed, a valle, a raccogliere i biglietti già passati sotto la matrice. Un serbatoio d'inchiostro alimenta un tampone che tocca la matrice prima che questa scenda in basso per stampare il biglietto. Il motore elettrico ha le seguenti caratteristiche: Ordine n° 1404270; tipo AN 5/4; HP 0,5; volts 160; amperer 2,2; giri 1,2/s.


Biglietti Edmonson Biglietto a cartoncino di formato standard denominato Edmonson con foro centrale. Utilizzato per oltre 100 anni non solo dalle Ferrovie Nord e da quelle dello Stato, ma anche da altri sistemi di trasporto Europei come biglietto da viaggio.


Telefono mobile (INV 0217, 1945-1980 ca)


Serve per comnicare da un posto isolato in linea con un posto fisso. Usato in situazioni di emergenza o da un cantiere esterno con una stazione vicina. Scatola in legno con coperchio bloccato con due fermagli a ribaltamento. Sul lato destro una manovella girevole. Una cinghia puntata alle estremità per il trasporto a tracolla. Sollevato il coperchio sul piano superiore è installato il disco combinatore, una lampada spia e due ganci per sorreggere la cornetta. All'interno un magnete permanente, una bobina di introduzione, la suoneria, le batterie, il microtelefono.


COLLEZIONE COTONIFICIO CANTONI DE ANGELI FRUA[]

Il Cotonificio Cantoni nasce per mano di Benedetto cantoni ai primi dell'Ottocento a Gallarate.

Il figlio Costanzo darà poi all'azienda una base più solida allargando la produzione e installando impianti di tessitura, tintura e mezzi di filatura meccanici. Dopo un periodo di stati dovuto alla Prima Guerra Mondiale, il cotonificio riprende il lavoro ed esporta i suoi tessuti in tutto il mondo. Dal 1943 tutta la produzione di tessuti stampati dalla De Angeli-Frua, sarà realizzata nello stabilimento di Saronno. Nel 1968 la De Angeli- Frua sarà assorbita dal Cotonificio Cantoni S.P.A. seguendone le sorti. L'unità Saronnese del Cotonificio Cantoni, divenne Cantoni Satilai e nel 1984 venne divisa in un ramo commerciale ed un'unità produttiva Cantoni finiture tessili. Gli alti costi delle strutture ed i cali delle vendite portarono ad una definitiva chiusura degli stabilimenti nel 2002.


Macchina da stampa per tessuti rotativa (INV 0877, 1900-1910 ca)

Era utilizzata per stampa rotativa di tessuti a 12  colori, ossia 12  diversi colori sullo stesso tessuto.

Macchina di grosse dimensioni costituita da un telaio con gambe con zanche per il fissaggio che sostiene un grosso cilindro posizionato con l'asse orizzontale che ruota grazie ad un motore elettrico collegato all' albero motore mediante cinque cinghie. Da una parte del grosso cilindro si trova un rullo sul quale è avvolto il tessuto bianco da stampare. Mediante un sistema di rulli il tessuto viene portato verso l'alto e fatto girare intorno al cilindro passando dal basso. Intorno al cilindro centrale sono disposte delle vaschette per l' inchiostro, ciascuna corredata di un rullo coperto di spazzole per l'inchiostratura, accoppiato ad un rullo matrice delle stampe da realizzare. Ciascuna di queste combinazioni vaschetta-rullo con spazzole-rullo matrice è inserita nel telaio della macchina mediante appositi dispositivie meccanismi di fissaggio. Non tutte le combinazioni sono attualmente complete. Si poteva arrivare fino a 12 combinazioni contemporaneamente. Alcuni rulli matrice sono collegati mediante ruote dentate ad una grossa ruota dentata che gira insieme all'albero motore. Anche gli altri rulli matricepossono essere collegati in questo modo. Il tessuto stampato fuoriesce dall'alto dalla stessa parte da cui era entrato il tessuto bianco, corre orizzontalmente fino a scendere, guidato da una sbarra orizzontale, e e viene riavvolto in un rullo fissato al muro. Il tessuto stampato ha aspetto tigrato nero e marrone. I rulli non montati sulla macchina sono disposti su un carretto in legno. Il motore elettrico è collegato ad un quadro di controllo. Sul quadro si trova una ruota per la variazione della potenza, un termometro ( per misure da 0 a 120 °C), un voltmetro( per misure da 0 a 300 V) e un dispositivo per variare la velocità di rotazione del tessuto nella macchina ( da 10 a 50 metri al minuto primo). Sono presenti 6 rulli con spazzole montati sulla macchina e 9 non montati e 5 rulli matrice montati sulla macchina e 4 non montati.


COLLEZIONE FIMI- PHONOLA- PHILIPS[]

Nata nel 1925 come F.I.M.I Saronno, industria elettro-meccanica, esordi agli inizi degli anni '30 nel settore radio con apparecchi spesso all' avanguardia sia tecnologica sia nel design e con un marchio, Phonola, dedicato all' attività specifica. L'azienda sopravvissealle vicissitudini della Guerra e fu acquistata dalla Philips, nei primi anni '70. Dal 1978 iniziò la produzione di monitor per PC, dei quali ne sono stati prodotti a oggi più di 2,5 milioni fornendo i più grandi costtruttori di PC e distinguendosi nel mercato per la ricerca continua dell' innovazione tecnologica. La FIMI è tra le prime azienda italiane a produrre, proprio a Saronno, gli apparecchi radio e televisioni Phonola. Il televisore più conosciuto, il TV girevole era all' avanguardia per quei tempi, e lo stesso si trova esposto anche al museo Guggenheim a New York.


Televisore a valvole a cinescopio orientabile, 21 pollici con carrello- Phonola-FIMI 2118 (INV 0975, 1956-1961 ca)[]

Apparecchio per la ricezione di programmi televisivi in bianco e nero. Nel 1956, alla mostra annuale della radio e della televisione, la FIMI presentò con il marchio Phonola, questo televisore in bianco e nero 17 pollici con un design molto innovativo. Sergio Berizzi, Cesare Buttè e Dario Montagni progettarono infatti un apparecchio dall' aspetto molto diverso dai precedenti, che separava schermo e comandi. Televisore in materiale plastico a cinescopio orientabile da 21 pollici, con deflessione a 90° del tipo AW 43/80 con focalizzazione elettrostatica. Gli organi riceventi e di comando sono separati da quelli di trasmissione. Una cassetta in legno contiene chassis e comandi. All'interno si trovano le 21 valvole e il diodo al germanio, l' altoparlante ellittico (alta fedeltà e controllo automatico della sensibilità), l'antenna. Su un lato, esternamente, sono inseriti i comandi per la sintonia, per la regolazione del volume, del contrasto, della luminosità, della sincronia orizzontale e verticale, dell' amplificazione. Posteriormente sono inserite le prese per il collegamento alla rete elettrica di alimentazione e per il telecomando. Sopra la cassetta poggia un sostegno a snodo che regge un tubo catodico inserito in un involucro in plastica stampata con dettagli in alluminio. Questo apparecchio è montato su un carrello in metallo a quattro gambe con rotelle.


COLLEZIONE ISOTTA FRASCHINI E MOTORI BREDA[]

L'isotta Fraschini fu fondata nel 1900 come Società milanese d'automobili Isotta Fraschini & C. da Cesare Isotta ei fratelli Vincenzo, Oreste,Antonio Fraschini. Inizialmente l'azienda si occupava di assemblare parti e componenti di veicoli di provenienza straniera, del montaggio su telai di propria progettazione e costruzione, della vendita delle vetture ottenute e della commercializzazione di vetture straniere. Ben presto l'azienda cominciò a produrre in proprio le parti e nel 1904 divenne Isotta Fraschini S.p.A Milano. Per anni progettò e produsse motori per impieghi aereonautici, navali, civili, e militari. Negli anni '30 la fabbrica trasferì sul suolo di Saronno alcuni dei suoi stabilimenti. Al termine della guerra non riuscì la conversione della azienda da bellica a civile, e fu posta in liquidazione.Vennero progettati e realizzati importanti prodotti nel settore ferroviario, navale e industriale. Verso la fine degli anni '70 la società cambiò nome prima in Isotta Fraschini e poi in Isotta Fraschini Motori e cessò la sua attività a Saronno alla fine degli anni '80.

Autocarro unificato, pesante - Isotta Fraschini D80 CO Terza Serie (INV 0867, 1939-1945 ca)[]

Probabilmente questo autocarro fu usato per il trasferimento di merci e truppe durante la battaglia di El Alamein del 1942. Autocarro pesante con motore a gasolio a quattro tempi ad iniezione, con 6 cilindri in linea (cilindrata totale 7300cc). Posto di guida a destra. Attualmente è presente solo l'autotelaio con il motore nella parte anteriore, mentre la cabina, di tipo arretrato, e il cassone sono in attesa di restauro. Nella parte anteriore è inserito il motore. Nella cabina di guida (mancante della cabina vera e propria) si hanno il volante e i relativi dispositivi di trasmissione del moto (sotto alla cabina e al cassone), il cruscotto con indicatore di velocità e contachilometri, dell' olio, dell' acqua, ecc. Sotto al telaio dove si posizionano i sedili (mancanti) è inserito il serbatoio del gasolio. Segue il telaio con sotto gli organi di trasmissione. Anteriormente si hanno due ruote, posteriormente due per parte (gomme non originali). Caratteristiche tecniche: passo 4,10 m; carreggiata anteriore 1,78 m; carreggiata posteriore 1,77 m; raggio di volta 7,00 m; rapporto di compressione 1:16; potenza massima CV 95; regime di giri massimi al minuto 1850; portata massima 6500 kg; pendenza massima superabile 28%; velocità 45km/h; autonomia 370 km (125 litri di portata del serbatoio).

LA CASSAFORTE DI ANTONIO PARMA[]

Antonio Parma nasce a Lainate nel 1854. Nel 1870 a soli sedici anni fonda l'azienda Antonio Parma e inizia a produrre piccoli forzieri, torchi per copialettere, chiavi e serrature, puntando sulla specializzazione tecnica per la realizzazione di congegni di sicurezza. In poco tempo riesce a formare un primo nucleo di validi tecnici specializzati e presto il suo nome ed i suoi congegni di sicurezza diventano largamente conosciuti in un'Italia in rapido sviluppo economico in seguito all'unificazione. La cassaforte è oggi esposta al Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese (MILS) e mantiene ancora la verniciatura originale ricca di borchie e fregi dorati. Forte della notorietà conseguita, il giovane Antonio Parma avvia la produzione di casseforti per le banche, rompe il monopolio detenuto dai costruttori stranieri quali tedeschi, inglesi e soprattutto austriaci ed è diventata protagonista della nascente industria nazionale della sicurezza. Nel 1901, con l'elettrificazione dei processi produttivi e non essendo ancora il comune di Lainate servito dall'energia elettrica, Antonio trasferisce l'attività a Saronno, dove nasce un moderno stabilimento per la produzione in serie e la costruzione di impianti completi per caveaux bancari il quale dà lavoro a oltre 100 persone.

Nel 2010 Parma riceve da Confindustria lo speciale riconoscimento riservato a quelle aziende che hanno fatto parte sin dall'inizio del Sistema Associativo. La quarta generazione della famiglia rileva la gestione dell'azienda, rinnova e ottimizza i processi dando nuovo slancio alle attività di innovazione tecnologica e di personalizzazione dei prodotti.

Oggi la crescita dei paesi emergenti alimenta la domanda di standard di sicurezza sempre più elevati, disegnando per Parma uno scenario ricco di potenzialità a medio-lungo termine. Parma Antonio & Figli, forte della sua gloriosa tradizione e professionalità, affronta la sfida del mondo globalizzato con la cultura dell'innovazione, proponendo sistemi di sicurezza integrati tailor-made e totalmente ‘Made in Italy', per conservare l'unicità e la garanzia di prodotti di qualità e affidabilità assolute.

COLLEZIONE ISTITUTO PADRE MONTI[]

L'istituto Padre monti di Saronno nasce con Luigi Monti (1800-1900), fondatore della Congregazione dei figli dell'Immacolata Concezione, con lo scopo di insegnare ai giovani il mestiere dello stampatore. Parallelamente a Saronno esisteva la Tipografia del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) rilevata dai religiosi di Padre Monti nel 1905. Nel volgere di pochi ann i divenne la tipografia della Curia Arcivescovile e dell'Università Cattolica di Milano.Dopo la Seconda Guerra Mondiale queste due realtà si fusero nella "Tipografia Padre Lugi Monti e Pontificia Arcivescovile San Giuseppe", diventa poi "Grafica Luigi Monti S.r.l." nel 1988.

Macchina compositrice-fonditrice monolineare - Intertype Modello C4 (INV 0872, 1940-1960 ca)[]

Compofonditrice di testo tipografico a linee intere in lega di piombo. Utilizzata per la realizzazione di intere righe di testo da utilizzare poi per stampe tipografiche.Questa macchina adotta una tecnologia meccanica strutturata in tre parti principali : la composizione, la fusione e la scomposizione. La battitura del testo a mezzo della tastiera produce una caduta ed un allineamento di matrici che presentano la lettera o il segno in incavo, con il succesivo getto in piombo fuso si ottiene una corrispondente riga di testo in rilievo. Infine è previsto il reincasellamento meccanico delle lettere matrici. Macchina costituita da una tastiera letterale, un magazzino contenente le matrici delle lettere, un compositoio, un crogiolo e gli organi di distribuzione. Sulla tastiera le lettere vengono raggruppate per frequenza d'uso e ogni tasto è collegato ad una matrice, situata nel magazzino nella parte alta della macchina, tramite una leva. Il magazzino è una cassa suddivisa in canali contenenti le matrici di una stessa lettera. Le matrici sono prismi sagomati e muniti di denti che ne permettono il trasporto, con inciso una lettera o un simbolo incavo su uno dei lati lunghi. Davanti a ogni fila di matrici si ha una guida da cui scendono le matrici che vengono portate, mediante un nastro trasportatore, al compositoio sul lato sinistro. Da qui, quando la linea è completa, vengono portate alla forma mediante un carrello. Dall' altro lato la forma è chiusa dalla bocca del crogiolo contenente una lega di piombo fuso (fuso in una caldaia). Sono presenti sistemi di controllo della temperatura di crogiolo e bocchetta e della corrente del motore. Un meccanismo di distribuzione posto nella parte alta permette lo spostamento delle matrici e, in particolare, la loro scomposizione e il riposizionamento dopo l'uso attraverso la barra per la scomposizione posta sopra il magazzino.

COLLEZIONE CEMSA CAPRONI ROMEO[]

La presenza di questa fabbrica risale al 1897, quando la "Maschinenfabrik" di Essligen, un'azienda tedesca specializzata nella costruzione di locomotive a vapore e di materiale ferroviario, decise di avviarne la produzione anche in Italia. Con il concorso di materiali italiani e tedeschi venne fondata la "Costruzioni Meccaniche" di Saronno, dotata di un grande stabilimento, attrezzato con moderni macchinari, all'avanguardia in quel periodo, che dal 1888 inizìo la fabbricazione di locomotive e di altro materiale rotabile.Nel 1918 cambiò l'aspetto societario : dopo vari tentavi , fu estromesso definitivamente il capitale tedesco e attraverso la mediazione della Banca di Locarno, subentrò l'Ing. Nicola Romeo. L'azienda di cui era proprietario, la "Società Anonima Ing. Nicola Romeo & Co." nel 1915 aveva rilevato l'ALFA e al termine del conflitto mondiale investì gli enormi profitti di guerra realizzati attraverso la produzione bellica, nell'acquisto di tre aziende del settore ferroviario: la "Costruzioni Meccaniche" di Saronno, le "Officine Meccaniche" ex Tabanelli di Roma e le "Officine Ferroviarie Meridionali" di Napoli.Nel 1925, per alleggerire il passivo dell'azienda, l'ing. Romeo ricorse alla cessione delle partecipazioni in aziende ferroviarie, scorporando lo stabilimento dell'ALFA.Fu così che il 28 febbraio del 1925, grazie ad un accordo tra la "Società Anonima Ing. Nicola Romeo" e il Credito Italiano, venne costituita la CEMSA - Costruzioni Elettro Meccaniche di Saronno.

COLLEZIONE LESA[]

L'azienda venne fondata a Milano nel 1922 da Nello Meoni e Luigi Masseroni. La Lesa inizia la sua attività modestamente e nel giro di trenta anni raggiunge livelli di produzione altissimi e diventa molto importante anche a livello internazionale, imponendosi sul difficile mercato americano e tedesco. All'inizio degli anni '60 la società gestisce tre unità produttive a Milano, Saronno , Tradate e conta 2000 dipendenti. L'azienda produce equipaggi fonografici (giradischi e cambia dischi), registratori a nastro, elettrodomestici, potenziometri e macchinario elettrico frazionario.I prodotti sono stimati per la qualità dei materiali, l'acutezza delle finiture e l'armonia delle linee. Nell'azienda è sempre stata molto importante la collaborazione tra direzione e maestranze, i corsi di perfezionamento professionale, la presenza di un fondo di aiuto ai bisognosi, le colonie estive per i figli dei dipendenti, l'assicurazione volontaria affiancata a quella obbligatoria per legge.Nel 1971 l'azienda dichiara fallimento e viene rilevata dalla Seimart S.p.A. di Torino che riassume solo 450 operai e 90 impiegati per la produzioe di potenziometri. Diviene successivamente PANTA ma nel 1984 cessa definitivamente la produzione.

Giradischi a transitor, portatile (INV 0913, 1959-1960 ca)

Questo giradischi era utilizzato per la riproduzione di suoni incisi su dischi fonografici a 16, 33, 45, 78 giri.E' contenuto in una fonovaligia in legno con bordi arrotondati, rivestita in pelle azzurra e grigia. La valigia ha maniglia in gomma per il trasporto e due dispositivi di chiusura in metallo. Il coperchio è incernierato posteriormente e, una volta aperto, viene tenuto in posizione da due tiranti in metallo. All'interno del coperchio è inserito un altoparlante circolare, protetto da una griglia in metallo dorato. Lateralmente si trovano alcuni fori per l'areazione. Aperto il coperchio , si trova il giradischi vero e proprio posizionato su un piano in legno ricoperto in pelle azzurra.Questo è costituito da un piatto girevole in plastica ricoperto con un tappetino in gomma antiscivolo e un braccio girevole in plastica. Sull'estremità libera del braccio è inserita la puntina con il trasduttore piezoelettrico. Vicino al braccio è presente la manopola per la selezione della velocità di rotazione del piatto:16, 33, 45, 78 giri. Dal piano in legno fuoriesce il cavo di collegamento alla rete elettrica e per l'alimentazione dell'altoparlante.Sul piano in legno, si trovano un commutatore per l'accensione e la selezione del volume con relativa spia di funzionamento, un commutatore per la regolazione dei toni e un trimmer per la variazione della tensione di alimentazione. All'interno della valigia si trova oltre al motorino del giradischi, un amplificatore.

COLLEZIONE LESA[]

L'azienda venne fondata a Milano nel 1922 da Nello Meoni e Luigi Masseroni. La Lesa inizia la sua attività modestamente e nel giro di trenta anni raggiunge livelli di produzione altissimi e diventa molto importante anche alivello internazionale, imponendosi sul difficile mercato americano e tedesco. All'inizio degli anni '60 la società gestisce tre unità produttive a Milano, Saronno , Tradate e conta 2000 dipendenti. L'azienda produce equipaggi fonografici ( giradischi e cambia dischi), registratori a nastro, elettrodomestici, potenziometri e macchinario elettrico frazionario.I prodottisono stimati per la qualità dei materiali, l'acutezza delle finiture e l'armonia delle linee. Nell'azienda è sempre stata molto importante la collaborazione tra direzione e maestranze, i corsi di perfezionamento professionale, la presenza di un fondo di aiuto ai bisognosi, le colonie estive per i figli dei dipendenti, l'assicurazione volontaria affiancata a quella obbligatoria per legge.Nel 1971 l'azienda dichiara fallimento e viene rilevata dalla Seimart S.p.A. di Torino che riassume solo 450 operai e 90 impiegati per la produzioe di potenziometri. Diviene successivamente PANTA ma nel 1984 cessa definitivamente la produzione.

Giradischi a transitor, portatile (INV 0913, 1959-1960 ca)

Questo giradischi era utilizzato per la riproduzione di suoni incisi su dischi fonografici a 16, 33, 45, 78 giri.E' contenuto in una fonovaligia in legno con bordi arrotondati, rivestita in pelle azzurra e grigia. La valigia ha maniglia in gomma per il trasporto e due dispositivi di chiusura in metallo. Il coperchio è incernierato posteriormente e, una volta aperto, viene tenuto in posizione da due tiranti in metallo. All'interno del coperchio è inserito un altoparlante circolare, protetto da una griglia in metallo dorato. Lateralmente si trovano alcuni fori per l'areazione. Aperto il coperchio , si trova il giradischi vero e proprio posizionato su un piano in legno ricoperto in pelle azzurra.Questo è costituito da un piatto girevole in plastica ricoperto con un tappetino in gomma antiscivolo e un braccio girevole in plastica. Sull'estremità libera del braccio è inserita la puntina con il trasduttore piezoelettrico. Vicino al braccio è presente la manopola per la selezione della velocità di rotazione del piatto:16, 33, 45, 78 giri. Dal piano in legno fuoriesce il cavo di collegamento alla rete elettrica e per l'alimentazione dell'altoparlante.Sul piano in legno, si trovano un commutatore per l'accensione e la selezione del volume con relativa spia di funzionamento, un commutatore per la regolazione dei toni e un trimmer per la variazione della tensione di alimentazione. All'inerno della valigia si trova oltre al motorino del giradischi, un amplificatore.

Bibliografia[]

Il Catalogo M.I.L.S. I quaderni del Museo 7 Editore WinGraFF Srls 2015

Advertisement